Repubblica: “Arresto Messina Denaro: «Mai avrei immaginato che fosse il capomafia. Noi medici non circoliamo con l’identikit dei latitanti nel camice»”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’arresto di Matteo Messina Denaro riportando alcune dichiarazioni dei medici de La Maddalena.
Sa di non avere molto tempo davanti a sé, Matteo Messina Denaro. Una «prognosi infausta» quella che i medici della clinica La Maddalena hanno dovuto comunicargli poco più di due mesi fa quando i controlli, dopo il previsto ciclo di chemioterapia, hanno rivelato l’estendersi del tumore al colon per il quale era stato operato, prima, all’ospedale di Mazara del Vallo, a novembre 2020, poi nel centro di eccellenza oncologico di Palermo. Quel giorno del novembre 2022 il paziente che tutti conoscevano come Andrea Bonafede accolse la notizia «con grande dignità», ricorda Vittorio Gebbia, direttore responsabile dell’Oncologia, dove il boss era seguito da un anno e mezzo.
Professor Gebbia, dunque Messina Denaro è consapevole delle proprie condizioni di salute. Come ha accolto la prognosi? «C’è un aspetto di riservatezza e di privacy che non posso violare, ma è ovvio che il paziente — come sempre avviene — è stato informato dell’esito degli accertamenti e della necessità di cambiare terapia. Non ricordo molto di quel colloquio, ma sicuramente ha accolto la prognosi e le terapie con grande dignità». Mai nessun sospetto? A vederlo non sembra poi molto dissimile dagli ultimi identikit diffusi dagli investigatori. «Ma scherza? A parte il fatto che noi medici non è che circoliamo con gli identikit dei latitanti in tasca, è facile dirlo ora dopo averlo visto in volto. Io lo avrò ricevuto nel mio studio due o tre volte e le assicuro che, tra le migliaia di pazienti che visito, questo non mi è mai balzato all’occhio per nessun motivo. Per noi era il signor Andrea Bonafede, tutti i documenti e le prescrizioni in regola, nessun motivo di sospetto. Semmai di inquietante c’è altro».
L’ha turbata sapere di aver avuto nel suo studio l’uomo più ricercato d’Italia? «Certo, un po’ impressione fa, anche se di boss mafiosi con patologie importanti gli stessi magistrati ce ne hanno mandati diversi. Ma se mi avessero detto prima che si poteva trattare di Messina Denaro non ci avrei creduto». E perché? «L’uomo che ricordo è una persona del tutto ordinaria, il classico paziente della provincia siciliana, accento trapanese, come a migliaia ne arrivano da noi, certamente benestante ma anche lì, di persone con orologi di grande valore al polso ne vediamo tante, mai arrogante, al massimo un po’ eccentrico nell’abbigliamento con quelle camicie vistose e costose come lui stesso ha raccontato ad alcuni miei collaboratori».