Ambasciatore Cinese: “Gli aiuti? Siamo amici, vogliamo salvare vite”
Nessuna geopolitica delle mascherine, l’Italia è un Paese amico e la Cina vuole aiutarla a salvare vite nell’emergenza coronavirus. L’ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua, risponde così alle accuse secondo cui Pechino starebbe inviando mascherine e personale sanitario all’Italia, ma anche ad altri Paesi, in un tentativo di ampliare la propria sfera d’influenza nel mondo. “Non sono assolutamente d’accordo con questa visione – dice l’ambasciatore in un’intervista all’Adnkronos – L’ epidemia ci mostra chiaramente che il virus non conosce confini nazionali, non distingue tra Nord, Sud, Est o Ovest. Nessun Paese può affrontarlo da solo, soltanto unendo le forze è possibile vincere questa sfida”. Dunque, spiega il diplomatico, “dal mio punto di vista, gli aiuti della Cina all’Italia si basano su due considerazioni: l’importanza della vita e dell’amicizia”. “Con l’aggravarsi dell’epidemia in Italia, tutto il Paese, dai vertici alle persone comuni, si sta adoperando per la prevenzione e il contenimento, e per curare e salvare i malati- continua l’ambasciatore Li – Innumerevoli medici e infermieri stanno lavorando senza sosta, giorno e notte, e hanno già salvato moltissime vite, con grande sacrificio. La vita è la cosa più importante al mondo. La nostra stima per tutto il personale medico-sanitario è immensa”. In questo contesto di difficoltà, “la Cina ha teso la mano all’Italia: lo ha fatto, in primo luogo, nella speranza di salvare più vite umane e di guarire il maggior numero possibile di malati. In secondo luogo, ha agito nel rispetto della tradizione di aiuto reciproco nel momento del bisogno, che lega i due Paesi”. “La Cina non ha dimenticato che l’Italia, dopo il terremoto che ha colpito Wenchuan nel 2008, ha inviato una squadra medica di soccorso – ricorda l’ambasciatore – E non ha dimenticato neanche il sostegno ricevuto dal governo e dal popolo italiano quando, due mesi fa, eravamo noi nel momento più difficile della lotta contro l’epidemia. Credo che la cooperazione tra Cina e Italia nell’affrontare l’emergenza sanitaria incarni pienamente “l’amico certo si riconosce nella sorte incerta”, e mostri come la vita non abbia prezzo, e l’amicizia sia imperitura. Nulla a che vedere con la cosiddetta geopolitica”. Le accuse dell’intelligence americana secondo cui Pechino avrebbe falsificato i dati sui contagi da coronavirus in Cina sono “inaccettabili, noi siamo sempre stati trasparenti”: l’ambasciatore respinge con forza le accuse arrivate nei giorni scorsi dagli Stati Uniti, dove “una minoranza di politici” continua a “gettare fango sul nostro impegno, ma la realtà vince sui millantatori”. “Non possiamo assolutamente accettare queste accuse. Dallo scoppio dell’epidemia, la Cina ha sempre avuto un atteggiamento aperto, trasparente e responsabile; ha prontamente fatto rapporto all’Organizzazione mondiale della sanità e a tutti i Paesi; ha condiviso in primo tempo le informazioni in merito alla sequenza genica del virus – rivendica l’ambasciatore – Per fermare la crisi epidemiologica, abbiamo emanato misure di contenimento e di prevenzione il più possibile rigide ed estese”. “Grazie a un grande impegno, molto sofferto, oggi la diffusione dell’epidemia all’interno della Cina si è fondamentalmente arrestata, e si assiste a un miglioramento nell’andamento della prevenzione e del contenimento – continua – Vorrei evidenziare che la Cina sta continuando a divulgare pubblicamente i dati dettagliati e corretti in merito all’epidemia, e a condividere con gli altri Paesi, senza alcuna reticenza, le informazioni relative alla prassi clinica per la lotta al virus”. “Di fronte a questa crisi, i popoli di tutti i Paesi sperano di vedere una maggiore cooperazione e di assistere a una reazione congiunta. Quello che ci dispiace – lamenta l’ambasciatore – è vedere una minoranza di politici e di istituzioni di un certo Paese adoperarsi in modo costante per gettare fango sull’impegno cinese nel contrasto all’epidemia. La realtà, però, vince sui millantatori”. Secondo Li, “questi rumori di sottofondo remano controcorrente rispetto all’atmosfera di collaborazione internazionale necessaria per fronteggiare l’epidemia, e non sono d’aiuto al lavoro di contrasto al virus nel Paese stesso. Speriamo che questi politici e organizzazioni, che al momento hanno la mente altrove, possano concentrarsi su un efficace lavoro di contrasto all’epidemia, e sulla cooperazione internazionale, che è l’unica via che ciascun Paese può percorrere per portare a casa quanto prima la vittoria in questa lotta”. Cina e Stati Uniti “dovrebbero essere uniti nella lotta all’epidemia di coronavirus” e Pechino è pronta a dare “tutto il suo sostegno” agli americani. “Nell’ultimo periodo l’epidemia si è diffusa molto velocemente negli Stati Uniti, che sono diventati il Paese con il maggior numero di casi accertati al mondo. Come questo si possa spiegare scientificamente è una domanda tecnica di cui lascio la risposta agli esperti – sostiene l’ambasciatore – Quello che vorrei invece sottolineare è che il presidente Xi Jinping, nel suo ultimo colloquio telefonico con il presidente Donald Trump, ha affermato di seguire con attenzione e preoccupazione gli sviluppi dell’epidemia negli Stati Uniti e di aver preso atto delle misure politiche adottate da Trump”. Il popolo cinese spera davvero che gli Stati Uniti possano riuscire a contenere quanto prima l’espandersi dell’epidemia e ridurre le perdite umane – afferma – Nella situazione attuale, Cina e Stati Uniti dovrebbero essere uniti nella lotta all’epidemia. La Cina è disponibile a continuare, senza reticenza, a condividere informazioni ed esperienze con la controparte americana. La Cina comprende bene le difficoltà in cui gli Stati Uniti versano, ed è disponibile a fornire tutto il sostegno nelle sue possibilità. La pandemia di coronavirus ha conseguenze importanti sull’economia mondiale, ma l’impatto su quella cinese “è sotto controllo e di breve periodo”. L’ambasciatore si dice “fiducioso” sulle possibilità di ripresa, dopo l’allarme dei giorni scorsi della Banca mondiale, sul rischio che la crescita cinese possa arrestarsi, con conseguenze per tutto il mondo. Innegabilmente, quest’epidemia genera un’influenza negativa sull’economia mondiale: l’economia cinese non fa eccezione. Tuttavia di fronte alle avversità è fondamentale mantenere un atteggiamento fiducioso. Ritengo che l’impatto dell’epidemia sull’economia cinese sia sotto controllo e di breve periodo. Il trend positivo nel lungo periodo non è mutato. Attualmente, il governo cinese, stante le misure di prevenzione e contenimento dell’epidemia, ha approvato una serie di politiche per dare impulso alle riapertura delle imprese”. “Ad esempio – elenca l’ambasciatore – le autorità hanno iniettato stimoli nel mercato, garantito una ragionevole e soddisfacente liquidità per il sistema bancario e la stabilità del mercato monetario. Altre misure includono prestiti agevolati alle piccole, medie e micro-imprese; sostegno alle imprese per la ripresa della produzione e la stabilizzazione dei posti di lavoro; ulteriore facilitazione al commercio internazionale e un miglioramento dell’ambiente di business nazionale”. “Sono queste alcune delle misure che ci stiamo impegnando a implementare – spiega – Secondo le stime, nei primi due mesi di quest’anno la Cina ha ridotto le entrate fiscali di circa 56,8 miliardi di dollari. Hanno già ripreso l’attività il 98,6% delle aziende cinesi di grandi dimensioni e il 76% delle piccole e medie imprese. Nel mese di marzo, l’indice Pmi manifatturiero ha raggiunto il 52%. Siamo pienamente fiduciosi della capacità di ripresa dell’economia post-epidemia; al contempo, continueremo a intraprendere sempre di più misure focalizzate”. “Come è ovvio, però, se vogliamo aiutare l’economia mondiale a uscire da questo momento di difficoltà – sottolinea infine l’ambasciatore – c’è bisogno dell’impegno comune di tutti i Paesi. Come ha affermato il presidente Xi Jinping nel suo intervento al summit straordinario del G20, la Cina continuerà, irremovibile, sulla via della riforme e apertura, e rafforzerà la cooperazione internazionale a tutto campo. Sarà disponibile a intraprendere misure condivise con altri Paesi, ad annullare le barriere al commercio, a sostenere la fluidità del commercio e la stabilità della catena di approvvigionamento globale. Tutto questo al fine di contribuire alla stabilità dell’economia mondiale”.