Amauri: «Fa male quando vedi un club come il Palermo sprofondare nel nulla. Zamparini? Vi racconto quando arrivò con l’aereo privato…»
L’edizione odierna de “La Repubblica” ha riportato un’intervista all’ex rosanero Amauri.
Non è più il periodo d’oro di Zamparini. «Zamparini ha portato giocatori e allenatori prestigiosi come Guidolin. Fa male quando vedi un club del genere sprofondare nel nulla».
Cosa ricorda di lui? «Gli devo tutto. Come dimenticare che è stato lui ad aprimi la porta del successo cedendomi Juventus?». Ci racconti un aneddoto. «Guidolin e Foschi mi volevano a tutti i costi. Io avevo accettato, ma dovevamo avere il consenso di Zamparini. Ci diede appuntamento a Verona e atterrò con l’aereo personale. Mi chiamò: “Vieni in aeroporto, ti devo parlare”. Ero spaventato. Passò subito ai fatti: “Ti ho convocato per farti una domanda: Sei felice di venire a Palermo?”. Gli risposi: Sì. E lui: “Considerati un nostro giocatore”. Si girò verso Foschi: “Puoi prenderlo, basta che non mi rompi più le scatole”».
In rosa, quinto, con Champions sfiorata, e undicesimo posto. La sua riserva, Cavani! «Ci stava. In quel momento ero più forte di lui. Ma, ceduto alla Juve, gli dissi che sarebbe diventato il mio erede. E comunque se è stato acquistato è anche merito mio».
L’ha consigliato lei? «Ho conosciuto Edinson quando ero al Chievo. Fece un provino con altri due uruguaiani e venne scartato. Io, invece, ne restai colpito. Quando, m’infortunai e c’era bisogna di un sostituto, Foschi mi chiese consiglio su chi prendere fra Cavani e Matusiak. Non avevo dubbi e dissi Edy. Lui, per non sbagliare, acquistò anche il polacco. Quando al debutto contro la Fiorentina, Cavani si presentò con un gran gol al volo da fuori area il direttore mi abbracciò, sussurrandomi: “Tu devi fare il diesse».
Oggi vive negli Stati Uniti. «Chiuso con il Torino, mi recai in vacanza a Miami trovando, quasi per caso, un contratto con il Fort Lauderdale di Ronaldo, il “fenomeno”. Poi sono stato nei Cosmos. La mia famiglia era rimasta lontana e ho preferito smettere per dedicarmi ai figli».
A Palermo era già sposato? «Lo sono da sempre… Abbiamo vent’anni di matrimonio. Mia moglie si chiama Cinzia, i ragazzi Cindy, Hugo Leonardo e Miley. Il maschio ha seguito il mio stesso sogno e si è trasferito a Evian in Francia. A 15 anni, studia e gioca nelle giovanili. Attaccante come il padre, mi rivedo in lui da piccolo. Il pallone? Mi diverto con gli amici. A 41 anni, bisogna pensare all’avvenire».
Perché proprio Miami? «Si sta bene, c’è caldo sempre, penso sia come una piccola Mondello o come un Brasile che funziona. Ringraziando Dio, ho fatto una bellissima carriera che mi permette di vivere agiatamente. Sicuramente sarò l’agente di mio figlio, non lo darò in pasto agli squali del mondo del calcio».