L’edizione odierna de “La Repubblica” ha riportato un’intervista all’ex rosanero Amauri.
Era qualcosa in più di una semplice idea. Una preghiera. Già abbastanza per ipotizzare il suo clamoroso ritorno in maglia rosanero e all’attività, dopo l’esperienza di fine carriera a New York nei Cosmos di Rocco Commisso. Sono passati ventuno mesi e Amauri si apre raccontando la pagina di una incompiuta e di una possibile, nuova, leggenda cancellata sul nascere.
Sembrava ad un passo dall’accordo con la società di Mirri promossa in C. I tifosi impazzivano. «Ecco la verità. Chiamai Sagramola ma non lo vidi convinto. Non mi rispose né sì, né no, ma solo: “Qui hai una grande storia, le cose potrebbero cambiare …”. A me quel discorso non interessava. Il passato è passato, avrei voluto scrivere un’altra favola, ero disposto a scommettere sul mio futuro, ad accettare qualsiasi conseguenza positiva o negativa. E lui: “Sì, ma i soldi …”. Non me ne frega un cavolo dei soldi, tagliai corto. “Sì, va bene, ti faccio sapere”. Non mi ha più chiamato».
Forse aspettava un’altra sua telefonata. «Ancora? Il fatto di aver preso l’iniziativa mettendomi a disposizione era già il massimo. Se lui pensava che toccasse a me farmi risentire, si è sbagliato. Magari ci sarà un’altra occasione».
Un incarico da dirigente? «Ad avere quattrini, il Palermo lo comprerei io! Per rifarlo come ai vecchi tempi. A volte la vita non lo permette. Però, non si sa mai».