Quattro punti nelle ultime cinque partite e contro squadre di bassa classifica, o comunque situate nella parte destra. Non sono di certo numeri all’altezza di una rosa che lotta per la promozione. E se qualcuno ribadisce fortemente che il vero obbiettivo è il quinto posto (anche se è difficile da accettare quest’affermazione visto il mercato svolto), è comunque un rendimento molto discutibile. Nel calcio e nello sport e le sconfitte fanno parte dei percorsi, ma quando queste arrivano in seguito a prestazioni deludenti diventano più di un campanello d’allarme.
Alcune volte si è parlato di sfortuna, in altre occasioni di episodi e di incidenti di percorso o addirittura dell’effetto Barbera, trasformato in tabù da evitare anzichè in un vantaggio da sfruttare. La verità è che il Palermo, in queste tredici giornate di campionato, ha offerto molte volte partite deludenti e al disotto del suo valore. Anche prima della sosta, quando i tre punti erano quasi sempre all’ordine del giorno, la vittoria arrivava per alcuni episodi che, per ironia della sorte, si sono riversati contro: ora a segnare in pieno recupero sono gli avversari e affidarsi ai calci piazzati non basta più per superare gli ostacoli.
I fischi del Renzo Barbera di ieri pomeriggio e le contestazioni post-partita non sono sicuramente severi: non si tratta della famosa leggenda che la piazza pretende e che non perdona facilmente, ma la testimonianza di come la pazienza sia finita nel vedere un Palermo senza carattere, gioco e identità quando in realtà i nomi che compongono la rosa hanno le capacità per offrire di meglio. Le contestazioni rivolte a Corini sono anche un chiaro messaggio alla società che, stando a quanto riportato da alcune testate negli ultimi giorni, si direbbe comunque soddisfatta. La speranza del tifo rosanero è che la sosta venga sfruttata al meglio per tirare le prime somme e trarre le migliori riflessioni, in quanto un simile rendimento non può che seminare preoccupazioni.