Allerta Ucraina, crisi con la Russia. Stop al calcio? De Zerbi e Shakthar al sicuro in Turchia
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla situazione delicata in Ucraina che potrebbe stoppare il calcio.
All’indomani del successo mondiale della Francia 1998 che aveva portato sugli Champs-Élysées un milione di persone – la più grande manifestazione di felicità vista a Parigi dalla liberazione dai nazisti nel 1944 – lo scrittore americano Paul Auster scrisse un mini-saggio sul New York Times dal titolo “Il perfetto sostituto della guerra”. «Dopo secoli di massacri – scriveva l’autore di Trilogia di New York – sembra che la vasta maggioranza degli europei abbia trovato un modo per odiarsi senza fare a pezzi gli altri. Questo miracolo prende il nome di calcio». Sarebbe bello se la crisi tra Russia e Ucraina si potesse risolvere con il pallone. Così non sarà, purtroppo. Sta diventando uno scenario sempre più realistico, ed estremamente temibile, la possibile invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Secondo le fonti statunitensi, ci sarebbe anche una data già fissata: il 16 febbraio. Dopodomani. La Russia ha allineato oltre 100mila soldati lungo i confini dell’Ucraina e «in realtà, negli ultimi giorni, anche di più», ha detto ieri il portavoce del Pentagono, John Kirby, citando un «mosaico di informazioni di intelligence» raccolte dagli Usa, senza ulteriori dettagli. Con questi venti di guerra, il nostro Ministero degli Esteri – come molti altri governi, gli Usa hanno evacuato il personale non essenziale della sua ambasciata – ha invitato i cittadini italiani a lasciare Kiev il prima possibile in vista di una possibile escalation. E questo ci porta all’aspetto “calcistico”.
Italiani Ad allenare una squadra ucraina c’è Roberto De Zerbi, che guida lo Shakhtar Donetsk. Attualmente la squadra si trova in Turchia, a Belek, nella regione costiera dell’Antalya. Il campionato è fermo e ricomincerà – dovrebbe ricominciare – il 25 febbraio e lì lo Shakhtar sta tenendo il suo ritiro invernale: una prima parte di un paio di settimane a gennaio, poi cinque giorni liberi e dal 6 la squadra si è ritrovata per proseguire il lavoro. Con De Zerbi ci sono altri otto italiani, cioè i componenti del suo staff: il vice Davide Possanzini – che settimana scorsa ha festeggiato il compleanno -, i preparatori Vincenzo Teresa, Marcattilio Marcattili e Agostino Tibaudi, l’allenatore dei portieri Giorgio Bianchi, il collaboratore tecnico Paolo Bianco e l’osservatore Salvatore Sasà Monaco. Le indicazioni della Farnesina per ora sono solo un avvertimento, perché il gruppo si trova in Turchia. Il problema potrebbe porsi il 20 febbraio, quando come da programma lo Shakhtar tornerà in Patria per avvicinarsi alla partita di campionato del 26 in casa del Metalist. Si attendono le decisioni della federazione calcistica ucraina, organo che fa riferimento alla politica. E dalla politica per il momento c’è molta cautela. Le voci di un’invasione imminente sono state espresse dagli americani – e la Russia li ha accusati di diffondere provocazioni infondate -, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky le ha sminuite lanciando messaggi rassicuranti. Zelensky ha avuto un colloquio telefonico con il presidente americano Joe Biden ieri, e secondo la Casa Bianca i due leader si sono detti d’accordo «sull’importanza di continuare a perseguire la diplomazia e la dissuasione in risposta al rafforzamento militare della Russia al confine con l’Ucraina».
Nella peggiore delle ipotesi, lo Shakhtar – e dunque De Zerbi con il suo staff – resterà in Turchia oltre i termini stabiliti, ma per il momento ci si allena dando per scontato un ritorno in Ucraina. Tra l’altro lo Shakhtar già da tempo è una squadra “esule”: dal 2014 non può giocare a Donetsk, nell’area geografica del Donbass, regione filorussa e separatista. La Donbass Arena, l’avveniristico e bellissimo stadio, è ormai solo un edificio martoriato dalle bombe. L’avanzata russa potrebbe arrivare proprio da lì o dalla Crimea, la penisola sul Mar Nero annessa militarmente dalla Russia dove sono collocati 32mila soldati russi: nel porto di Sebastopoli sono arrivate le navi da guerra di Putin. A Sochi, invece, Russia e Ucraina si sono affrontate sulle pedane russe di Sochi per la finale a squadre di spada maschile di Coppa del Mondo. Hanno vinto gli ucraini in un clima di grande fair play, e speriamo che le spade restino le uniche armi usate.