Addio Zamparini, il presidente che voleva solo fare l’allenatore. Walter Sabatini: «Vide Pastore e pianse»
Walter Sabatini rende omaggio a Maurizio Zamparini e lo fa attraverso un’intervista a “La Repubblica”.
Grazie a lui, ai suoi comportamenti, ho imparato l’arte della prepotenza». Si emoziona Walter Sabatini quando ricorda Maurizio Zamparini, il presidente che lo portò nel 2008 a Palermo. Sabatini, che presidente è stato Zamparini? «Lui credeva e voleva credere di essere il presidente di una grande squadra, di avere le stesse prerogative dei presidenti di Inter e Milan. È stato un elemento guida della mia vita, anche se non ci sentivamo mi dispiace infinitamente, lo consideravo testimone del mio tempo. È stata una mattinata di piombo, per me».
Nemmeno voi siete sempre andati d’accordo. «Era capace di convincermi a prendere un allenatore che non volevo e poi a cacciarlo quando io lo avrei tenuto. Con lui le cose funzionavano così. Ma è stato un grande presidente: solo grazie a lui sono diventato fruibile per la Roma, non avrei saputo affrontare la città se non fossi stato forgiato dagli anni con lui».
Qual è il giocatore che Zamparini ha amato di più? «Posso dirvi che la prima volta in cui ha visto Pastore si è commosso. C’era un’amichevole estiva contro i boscaioli, Pastore era appena arrivato, era ancora in borghese: a Zenga, il nostro allenatore, chiesi di farlo giocare qualche minuto. Appena entrato, fece due giocate incredibili e diede una palla illogica a Miccoli. Javier passava attraverso i muri e agli avversari. Mi girai e vidi che Zamparini piangeva».