PALERMO

Gds: “Addio a Schillaci. Paolo Crepet «Totò sapeva mordere il cielo, i ragazzi di oggi poveri di sogni»”

L’edizione odierna de il “Giornale di Sicilia”, si sofferma sulla scomparsa di Schillaci ma soprattutto sulle parole dello psicologo Paolo Crepet.

Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, nel suo ultimo saggio Mordere il cielo, riflette sull’importanza di seguire le proprie passioni per raggiungere grandi traguardi, come fece Totò Schillaci. Per Crepet, la ricchezza può essere un problema se non è accompagnata da coraggio e sogni. Il calciatore, idolo nazionale e internazionale, rappresenta un modello di riscatto sociale: nato in un quartiere popolare, Schillaci trovò nella passione per il calcio la sua via di salvezza, mantenendosi lontano dalle cattive compagnie e costruendo il suo successo.

Secondo Crepet, i giovani di oggi vivono in un mondo privo di grandi obiettivi e passioni. La mancanza di entusiasmo e di punti di riferimento è, per lui, il segno di una crisi morale della società contemporanea. Se negli anni ’90 l’Italia, pur con meno risorse economiche, era più “ricca” dal punto di vista umano e valoriale, oggi la crescita materiale non ha seguito quella morale.

Crepet ricorda le imprese di Schillaci durante Italia ’90 come un simbolo di volontà e successo in un mondo difficile, e sottolinea come molti calciatori, cresciuti in povertà, siano riusciti a emergere grazie allo sport. Tuttavia, osserva con preoccupazione come i giovani di oggi siano meno coinvolti, distratti da smartphone e videogiochi, perdendo l’opportunità di vivere esperienze reali e appassionanti.

L’esperto mette in luce la scomparsa di eroi, siano essi dello sport o del cinema, e di modelli che possano ispirare le nuove generazioni. Mentre in passato personaggi come Schillaci o Paolo Rossi incarnavano il sogno del riscatto, oggi i giovani sembrano più distaccati, anche rispetto a figure contemporanee come Jannik Sinner, che rischiano di scomparire rapidamente dai radar mediatici.

Crepet lamenta inoltre la diffusione delle baby gang nei quartieri difficili, dove un tempo i ragazzi sognavano di uscire dalla povertà attraverso lo sport. Oggi, dice, i social media hanno reso inutile la voglia di evasione: i giovani possono partecipare virtualmente agli eventi e credere di essere al centro del mondo, quando in realtà restano confinati in un “nulla” virtuale. Crepet conclude riflettendo su una frase di Andy Warhol, secondo cui in futuro tutti sarebbero stati famosi per 15 minuti. Oggi, osserva, ci si accontenta di essere famosi anche solo per cinque secondi, senza rendersi conto che la vita vera scorre accanto, ignorata da molti.

In questo scenario, ciò che preoccupa Crepet è che non ci siano più figure come Totò Schillaci, che rappresentava non solo il talento calcistico, ma anche un modello di riscatto sociale e umano per intere generazioni.

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Redazione Ilovepalermocalcio