Antonio Obbedio, ex direttore sportivo dell’Acr Messina, è tornato a parlare della sua esperienza nella peloritana e di certo non ha usato parole al miele per i vertici societari. Di seguito le sue parole rilasciate ai microfoni di “Tempostretto.it”: « Sono stato felice di tornare qui proprio perché volevo far vedere alle mie figlie questa città e riallacciare i legami con i tifosi. Il progetto di rilancio mi ha entusiasmato. Sapevo delle macerie e delle devastazioni delle precedenti stagioni, ma non potevo immaginare la realtà, che poi ha complicato il mio lavoro di ricostruzione. Quello che la famiglia Sciotto non ha compreso è che un conto è fare gli imprenditori nel settore delle auto o in qualsiasi altro campo. Un altro è il mondo del calcio. E’ una questione di tempi, ci sono dinamiche legate ai tempi di crescita e non solo. Guardi, le prendo ad esempio il Savoia. Grazie alla mia presenza in tanti hanno pensato, allora le cose andranno bene, l’ACR vuol davvero ricostruire. Invece non è possibile che ad inizio campionato, se le cose non vanno smantelli la squadra e ridimensioni il progetto economicamente. Se si costruisce sulle macerie ci vogliono mesi, se non anni. Si poteva anche arrivare al terzo, quarto o quinto posto e giocarcela ai play off. Non è che spendendo di più vinci, serve solidità ed equilibrio mentale. E’ stato impedito il percorso di crescita. Non puoi fare ad inizio campionato il discorso se vinci sei un asso se perdi sei un asino. Già a giugno nel primo assegno era stata sbagliata la data, sicuramente per una svista e l’avevo fatta correggere. Poi in occasione del secondo assegno avevano di nuovo sbagliato la data (ndr. 30 maggio 2019 invece che 2020), e l’ho fatta correggere di nuovo. L’intoppo è stato un altro. Ho chiamato l’avvocato dell’ACR che mi ha detto che c’è stato anche in questo caso un errore materiale ed io non ne dubito. Forse la fretta, ma da allora non si sono fatti sentire. A me non resta, con questo perdurante silenzio che procedere per le vie legali, per chiarire qualsiasi tipo di comportamento scorretto sia stato commesso. Non si può abusare della buona fede delle persone. Il comportamento sul piano umano è sconcertante. Per non parlare delle accuse che mi sono state rivolte attraverso la stampa dopo l’esonero. Paolo Sciotto, dopo la sconfitta nel derby con l’FC Messina ha puntato il dito contro i calciatori dicendo che non erano all’altezza e che io avevo fatto un danno gravissimo sia tecnico che economico. Non ho replicato per rispetto ai tifosi ma non puoi fare queste accuse per giustificare le tue scelte di ridimensionamento economico. Chi è dirigente del Messina deve ricordarsi che opera in una squadra blasonata, che ha visto presidenti come Aliotta, Massimino. Il direttore sportivo non costruisce solo una squadra, ma la gestisce anche sul piano psicologico. I giocatori, dopo il campo, vengono a bussare da me. A loro è venuto meno un punto di riferimento. Io mi sono fidato di imprenditori noti e seri a livello regionale, ma il calcio non si fa così. La squadra non è della famiglia Sciotto, la squadra è dei tifosi e della città. Stanno adottando comportamenti, non solo con me, da medioevo. Non puoi dire se non fai gol non ti pago. Non è questo il modo di gestire una squadra come il Messina».