«Bisogna partire da un presupposto: non esiste un accordo unilaterale. Nessuno può risolvere il problema senza l’accordo con i calciatori. Credo che qualcuno non accetterà, come è normale che sia. Ognuno ha situazioni differenti. In Belgio hanno chiesto ai calciatori di fare una donazione agli ospedali e i vari enti sanitari da 1500 euro. Parliamo di un campionato che non è ricco come il nostro. Ma noi siamo italiani… e pensiamo sempre ad approfittare delle situazioni. Club ne approfittano? Si. Hanno preso i diritti televisivi, non hanno grosse perdite. Magari perdono qualche incasso. Ma gli incassi influiscono relativamente. Se i soldi andassero agli ospedali o fossero destinati in beneficenza a chi ha bisogno sarei d’accordo con il taglio degli stipendi, ma così no. Da calciatore che avrebbe fatto? No. Io avrei dato i soldi in beneficenza. A casa mia mi hanno insegnato che se non posso spendere non spendo. E invece sì parla già di calciomercato, di spese future. Evidentemente non ci sono queste problematiche. Lei come sta vivendo l’isolamento? Bene, davvero. Sono ritornato bambino, a quando andavo in giardino con i miei genitori. Mi godo cose che non mi godevo più: mia moglie, la mia casa. Sfortunatamente però non posso vedere le mie figlie. Ma così si migliora anche il rapporto con i calciatori, il contatto quotidiano con le videochiamate e a tutti quelli che rompevano le scatole al calcio vorrei dire che probabilmente se non ci fossero stati i calciatori e le società che pagano le tasse, non avrebbero potuto beneficiare delle agevolazioni del Governo in questo particolare momento. Appena termineranno le restrizioni? Chiamerò tutti i miei calciatori e faccio una grande festa a casa mia. E poi andrò a Palermo, dove mi aspettano il mio amico Gioacchino e tante altre persone a me care». Queste le parole del procuratore palermitano, Beppe Accardi, rilasciate ai microfoni di “TMW” in merito all’emergenza Coronavirus.