Abodi: «Razzisti e violenti fuori dal calcio. Vogliamo Euro 2032»
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle parole di Abodi in merito alla violenza nel calcio e i cori razzisti.
Giorgia Meloni l’ha tirato giù dalle montagne con una chiamata: «Lascia stare Milano-Cortina, ti aspetto a Palazzo Chigi. Ho bisogno di te». Andrea Abodi, 63 anni, una vita da manager sportivo in vari ruoli, si vedeva già nelle vesti di amministratore delegato dei Giochi invernali del 2026. Ma a pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo, mentre già studiava il fascicolo a cinque cerchi considerando anche questo un «servizio alla Nazione», si è ritrovato a guidare il dicastero più popolare e al tempo stesso complesso: “Sport e Giovani”. Cinque mesi di lavoro, da inizio novembre a oggi, sono un tempo congruo per stilare un primo bilancio. Per farlo, il ministro ha scelto il Corriere dello Sport-Stadio.
Ministro Abodi, sono 165 i giorni al governo. Obiettivi raggiunti? «Li abbiamo vissuti tutti d’un fiato, senza mai fermarci. Siamo riusciti a destinare allo Sport, per quest’anno, 800 milioni tra legge finanziaria e contributo pubblico. Uguale impegno lo stiamo dedicando ai grandi eventi. Vogliamo affermare un nuovo modello che favorisca lo sviluppo dello sport in chiave interdisciplinare, collaborando con gli altri ministeri».
Caso D’Onofrio, curva dell’Inter svuotata per la morte di un ultrà, scontri tra tifosi sull’A1, cori razzisti e antisemiti, casi plusvalenze. Cosa sta succedendo al nostro calcio? «Quello che è successo in questi mesi impone un maggiore impegno delle istituzioni sportive e non solo. Dobbiamo liberare gli stadi e il calcio dalla delinquenza e dalla criminalità. Lo stadio deve essere delle famiglie, dei bambini, dei tifosi che rispettano le leggi. Il razzismo e l’antisemitismo vanno contrastati nell’immediatezza, quello che è accaduto l’altra sera a Torino e che accade in tanti stadi è insopportabile. Bisogna anche riprendere a investire sull’educazione in una prospettiva di medio-lungo periodo».
Contro il razzismo, dopo il caso Lukaku, prevedete azioni nell’immediato? «Venerdì scorso abbiamo avuto un incontro tecnico con il ministro dell’Interno Piantedosi, abbiamo deciso di elaborare un piano di attività e iniziative da condividere con Figc e leghe per rendere sempre più efficace l’azione di contrasto a ogni forma di inciviltà e violenza».
Le guerriglie ultras preoccupano il Paese. I divieti dei prefetti sono la soluzione al problema? «L’ordine pubblico è un tema delicato, va al di là del calcio. Le ragioni culturali e sociali non vanno sottovalutate, ma di fronte ad atti di teppismo, delinquenza e criminalità bisogna agire di conseguenza, prima di tutto con la prevenzione. È del tutto evidente che il divieto di trasferta, comunque, sia una sconfitta, ma dovremo impegnarci tutti perché non sia definitivo».
Vietare le trasferte quindi è una resa delle istituzioni? «No, è una decisione che viene presa dopo un’attenta analisi. Dobbiamo avere piena fiducia in chi gestisce l’ordine pubblico».
A dicembre lei ha detto “no” alla richiesta della Serie A, capitanata da Lotito, di un emendamento per rinviare le tasse. Perché? «Ritenevo opportuno che non ci dovessero essere condizioni di favore nei confronti delle società di A. Il provvedimento che poi è passato è differente: non fa sconti a chi deve soldi allo Stato, consentendo ai beneficiari di questa misura di poter essere equiparati alle condizioni garantite al sistema delle imprese».
Dica la verità, va d’accordo con il patron laziale? «Per andar d’accordo con me basta il rispetto reciproco, il rispetto dei ruoli e il perseguimento del bene comune. Diciamo che non ci siamo trovati spesso coincidenti su questi presupposti, ma io non mi arrendo e mi auguro non si arrenda neanche lui».
La Nazionale di calcio ha aperto agli oriundi, ma ci sono migliaia di giovani nati e cresciuti in Italia che devono affrontare tanti ostacoli per ottenere la cittadinanza. La sua riflessione? «Gli oriundi vanno accolti sempre con favore. Bisogna però lavorare sui nostri giovani, visto che le Primavere sono piene di stranieri e le ragioni dell’assenza di giovani italiani non mi convincono. Credo che vada ripristinata la centralità della nostra scuola, promuovendo il ritorno al calcio dei bambini. Altro tema è quello dello “ius soli sportivo”, questione che necessita di essere affrontata all’interno del Governo e con il Parlamento. Sarà mia responsabilità promuovere il confronto su questo argomento».
Gli Europei 2032 quanto contano nella sua idea di futuro? «Vogliamo fare sul serio, arrivare all’obiettivo, che non è solo quello di ospitare gli Europei del 2032, ma presentarci in modo dignitoso ai tifosi, agli investitori e ai partner audiovisivi. Vogliamo fare in modo che l’Italia si qualifichi anche grazie a un ammodernamento di stadi e impianti di allenamento».
I problemi legati alla costruzione degli stadi sono risolvibili? «Oggi gli stadi italiani non sono ospitali, adeguatamente accessibili per i portatori di disabilità, intelligenti dal punto di vista tecnologico, non sono educati dal punto di vista ambientale ed energetico. C’è un Comitato interistituzionale a supporto della candidatura italiana e convocherò a breve anche la Cabina di regia istituita nella scorsa legislatura per affrontare la problematica stadi delle città non presenti nel Dossier per gli Europei. Li faremo e non solo negli auspici dei convegni ai quali partecipiamo».
Da 30 anni si sente parlare anche di riforma del calcio… «La riforma si deve fare. La prossima settimana chiederò al presidente Gravina, ai presidenti delle Leghe e delle componenti tecniche di accettare un mio invito a un confronto che deve essere necessariamente risolutivo».
Prelievo alle scommesse sportive e legge contro la pirateria, a che punto siamo?
«Grazie ai promotori Maccanti e Mollicone avremo una legge efficace e condivisa, che contrasti l’economia criminale. Mi auguro sia approvata prima della pubblicazione del bando della Lega Serie A 2024-2027. Sulle scommesse sportive mi confronterò coi colleghi perché questo tema, che sia il ripristino della pubblicità o il riconoscimento del diritto alla scommessa degli organizzatori degli eventi, merita approfondimento e condivisione».