A tu per tu con Sorrentino: «Vi racconto il mio Palermo, i tifosi e la città» (VIDEO)
Tornato a Palermo in occasione della presentazione della sua biografia “Gli occhi della tigre”, Stefano Sorrentino ha concesso in esclusiva ai microfoni di Ilovepalermocalcio una lunga intervista. Ecco tutte le parole dell’ex capitano del Palermo:
In questi giorni sei a Palermo per presentare il tuo libro “Gli occhi della tigre”. Com’è nata l’idea di scrivere questa biografia?
«È colpa di Marco Dell’Olio (ride, ndr), circa un anno fa ero in vacanza con lui e tra le varie chiacchiere mi ha proposto questa cosa qua. All’inizio non ero tanto dell’idea di scriverlo, perché la gente vorrebbe leggere cose più importanti, come coppe vinte ecc ecc. Io invece ho conquistato qualche salvezza e promozione. Poi da lì l’ho presa come una sfida e gli ho detto che se da lì ad una settimana avesse trovato una casa editrice l’avremmo fatto. E l’ha trovata».
All’interno del libro ci sono due capitoli dedicati alla tua esperienza a Palermo. Qual è il tuo ricordo più bello e quale quello più brutto con la maglia rosanero?
«Il ricordo più bello e quello più brutto in realtà coincidono. È l’ultimo giorno di campionato. Il più bello per la salvezza raggiunta all’ultimo, ma più brutto perché già nella mia testa avevo deciso di non rinnovare. È stato un anno abbastanza pesante. Avevo deciso che nel caso in cui ci fossimo salvati avrei lasciato Palermo».
L’anno scorso vi siete salvati all’ultima giornata di campionato. Che aria si respirava nello spogliatoio nella passata stagione?
«Avevo un compito particolare, da capitano. Si passava da alti e bassi. Nella seconda parte del campionato abbiamo avuto tanti allenatori e non era semplice. Noi più anziani abbiamo provato a tenere il gruppo unito, per il bene di tutti e per la maglia che indossavamo».
Qualche settimana fa Maresca ha dichiarato che il Palermo è stato distrutto. Cosa pensi al riguardo?
«Enzo parla poco, ma quando lo fa si fa sentire. Dai risultati sembrerebbe che abbia ragione. Io posso parlare per l’anno scorso e già si erano capite tante cose. Purtroppo quest’anno è arrivata la retrocessione».
Che presidente è stato per te Maurizio Zamparini?
«In tre anni non si è sentito tanto, mi chiamava ogni tanto quando cambiava l’allenatore. L’ultima volta che l’ho sentito fu la famosa chiamata prima di Frosinone, di cui parlo anche nel libro. È un patron vulcanico che vuole bene al Palermo, ma talvolta nel voler cambiare le cose, si complica tutto. Se mi aspettavo che lasciasse il Palermo? Beh, ancora è presto. Vedremo cosa succederà».
Ti aspettavi la retrocessione del Palermo?
«Non mi aspettavo che il Palermo quest’anno retrocedesse. Da tifoso rosanero non lo volevo. L’anno scorso ci siamo salvati grazie agli italiani, grazie al gruppo che si era creato. Anche grazie agli stranieri che nelle difficoltà sono stati trascinati da noi. Quest’anno la vecchia banda non esisteva più perché è stata mandata via. È rimasto Vitiello e poi Goldaniga che comunque è un ragazzo giovane. È arrivato Diamanti, ma il gruppo storico è stato mandato via. Non è semplice ripartire ogni anno da nuovi gruppi e nuovi allenatori. Sono in contatto con molti di loro e li sento. Tra tutti Vitiello, anche Goldaniga. Ma con Roberto sono rimasto in ottimi rapporti. C’è un rapporto che va al di là dell’essere compagni di squadra. Abbiamo fatto anche le vacanze insieme. È chiaro che fa male vedere il Palermo così come l’abbiamo visto quest’anno».
Cosa serve per vincere il campionato di serie B?
«Servono giocatori di categoria, serve uno zoccolo duro. Poi serve programmazione, non a caso abbiamo vinto qualche anno fa sbriciolando tutti i record possibili e immaginabili. Se guardiamo la formazione di quel Palermo in B, farebbe molto, molto bene anche in serie A. Da chi ripartire? Faccio ancora il giocatore, quindi non saprei dirti. Spero solo di rivedere in A la squadra».
Cosa ti manca di Palermo?
«Palermo mi ha accolto benissimo. Mi manca soprattutto il mare. Per uno del Sud come me, poter vedere il mare sia in estate che in inverno è importante. Nei momenti difficili venivamo qui in spiaggia per staccare dalla routine quotidiana. Questo mi ha dato una mano. Manca anche il calore della gente, l’anno scorso nonostante le difficoltà ci ha aiutato tanto. Hanno sempre dato il massimo, A me fa ridere chi dice che al Sud c’è molta pressione. Se uno ha passione, la pressione deve esserci sempre. Vedere l’ultima partita dello scorso anno lo stadio esplodere ha fatto sì che noi giocassimo con un uomo in più. Bisogna ripartire anche da questo per vincere la serie B».
Com’è stato il tuo ritorno da avversario?
«Sono tornato da avversario alla prima in casa di Corini, quindi era pieno soprattutto per lui che a Palermo ha fatto tanto. Per me è stata una grandissima emozione. Prima della partita avevo le cuffie per isolarmi dall’ambiente, dalle emozioni, dai sentimenti. È stato emozionante tornare sotto la nostra curva, scusate sotto la curva del Palermo (ride, ndr). Il coro, l’applauso. Tutto lo stadio ha iniziato a cantare il mio nome e mi è venuta la pelle d’oca, poi quando l’arbitro ha fischiato ho pensato solo al mio lavoro. La vittoria è stato molto importante. È chiaro che quei due giorni non li dimenticherò».
Oggi invece sei qui in “vacanza”…
«Quando l’aereo è atterrato, anche se è passato un anno, è stato come se non fossi mai andato via. Io credo molto nei rapporti personali. Ho dato tanto al Palermo e Palermo ha dato tanto a me e la mia famiglia. Sono sicuro che ogni volta che tornerò anche tra anni vivrò le stesse sensazioni».
Tu nel libro hai scritto di voler chiudere la carriera al Chievo. Come hai preso le voci che negli ultimi giorni ti hanno accostato alla Roma?
«Ero in vacanza e ho letto. Sono voci che fanno piacere se pensi che ho 38 anni. Però penso al quotidiano. Sono al Chievo e ho ancora due anni di contratto. Sono tornato per riappacificarmi con il presidente. Ripeto le voci sulle grandi squadra fanno piacere».
Torneresti a Palermo in altre vesti?
«Mai dire mai nella vita. Per chi legge il libro, ci sono tanti aneddoti e tanti passaggi che si congiungono. Per esempio, giocavo nel Chievo e ho comprato il test di gravidanza per la mia terza figlia all’aeroporto di Palermo. Quindi nella vita mai dire mai. Nel libro dico che non farò l’allenatore perché non mi piace, preferirei un ruolo dirigenziale. A Palermo poi ds ne passano tanti, quindi potrei avere una chance (ride, ndr)».
Che messaggio vuoi mandare ai tifosi rosanero?
«Li ringrazierò sempre, sono a Palermo da poche ore e tutti mi salutano come capitano e questo mi emoziona. Un messaggio che posso lanciare è che i giocatori passano, i dirigenti e gli allenatori passano ma la maglia resta sempre. Ho indossato questa maglia con orgoglio. I tifosi devono sempre appoggiare la squadra, soprattutto nei momenti difficili».