L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta una lunga intervista a Silvio Baldini, fresco di dimissioni dal Perugia, il quale si è espresso in merito su vari temi.
Il tuo amico Spalletti dice di te: “Silvio è troppo avanti. Anni di anticipo. Il calcio non è ancora pronto per uno come lui”. «Ci si conosce con Luciano da quando giocava nello Spezia. Abbiamo radici simili. Lui ama la campagna come me, suo padre gestiva delle riserve di caccia. Ci uniscono tante piccole cose».
Sta facendo cose straordinarie con il suo Napoli. «Gioca un calcio che in Europa non fa nessuno. Merita un premio il suo lavoro e l’otterrà. Lui è uno che fa bene al calcio. Andrò a trovarlo due o tre giorni nella sua tenuta, ma prima vado una settimana a disintossicarmi da Mario».
Chi è Mario? «Il mio amico pastore che vive sulle montagne siciliane con le sue mucche, le capre e i cani randagi. Quando vado e lui mi parla io torno bambino. Di quando domava il suo cavallo guardandolo negli occhi. Come quando ascoltavo le favole della nonna».
Il tuo amico Lele Adani e tanti altri dicono che tu dovevi diventare il Marcelo Bielsa italiano. Un altro “loco” come te. «Ognuno deve essere se stesso, non si deve vergognare della sua storia. La vita è corta, non sono un tipo che si può adattare. La comodità non fa per me, non mi dice niente. Non ho mai inseguito il denaro, è la mia forza».
Hai ancora un futuro nel calcio? «Non lo so e non m’interessa. Non penso al futuro, il futuro è la mia decadenza, io voglio vivere intensamente il presente, essere quello che devo essere. Se poi si creano le condizioni giuste…».
E se non si creano? «Quando verrà la decadenza insopportabile del corpo farò come i cani e i capi indiani. Mi allontanerò, andrò a morire per i fatti miei in montagna. La Signora vestita di nero verrà a prendermi e io l’aspetterò. Cercherò di ammaliarla con le parole. Le dirò che non ho rimpianti. Che non mi è mancato niente».