L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta un’intervista a Silvio Baldini il quale ha parlato in merito al suo addio al Palermo e al City Group.
Andiamo con ordine. Le dimissioni dal Palermo a fine luglio. Il Palermo che avevi portato in Serie B. «I nuovi proprietari non credevano in me. Basti pensare che mi hanno lasciato un anno di contratto mentre a Corini, il mio successore, hanno fatto un biennale. Avevo tre fisioterapisti miei e me ne hanno imposti altri due, insieme a un preparatore atletico di cui non avevo bisogno».
Ti sei chiamato fuori dopo un mese anche dal Perugia. «Mi dispiace. Avevo la fiducia del presidente e del direttore, mi affascinava la città, la favola del Perugia di Sollier, Curi, Vannini, come quella del Cagliari, quando le favole erano ancora possibili».
Ma… «Ho trovato bravi giocatori ma tra loro non c’era quel legame vero che porta i risultati. Non era una famiglia. Quando non c’è famiglia, non c’è amore, non c’è passione».
I risultati non vengono solo dall’amore. Hanno vinto squadre nella storia del calcio i cui giocatori si sarebbero volentieri presi a sprangate. «Non ho il culto della vittoria. Non m’interessano le vittorie dove non c’è amore e spirito di fratellanza».
Non ti sei dato il tempo di costituirla questa famiglia a Perugia. «Non c’erano le condizioni. Io vedo le cose con il cuore, non con gli occhi».
Delirante. Parlare di promozione in A con una squadra ultima in classifica. «Non sono un pazzo. Non c’era questa differenza tecnica incolmabile tra noi e i primi. Ma bisogna credere all’impossibile, bisogna credere ai propri sogni».