La gara di ieri tra Catanzaro e Bari ha lasciato strascichi in terra calabrese, soprattutto per il rigore concesso ai galletti.
Da un quotidiano catanzarese arriva l’accusa alla Lega Pro: ” Ladri di promozioni e di primati: l’arbitro Feliciani regala la vittoria al Bari”. A scriverlo è Riccardo Colao direttore del quotidiano “L’Italiano”, che aggiunge quanto segue:
“Catanzaro – Bari. Quasi come nel film “I duellanti” le due compagini si ritrovano sempre a contendersi un primato tutte le volte che si trovano contro. Serie B o serie C tra Aquile e Galletti gli “spareggi”, o quasi, han sempre avuto epiloghi all’altezza dei migliori sceneggiatori di gialli.
Solo mezzo secolo ed un anno fa i giallorossi condannavano alla serie B i biancorossi. Quel “gollazzo” di Mammì su traversone di Gori (Maurizio giura che era intenzionato a tirare direttamente in porta) brucia sempre nei ricordi baresi. Spalazzi infuriato sostenne (in realtà protestò a lungo con il direttore di gara signor Barbaresco di Cormons) che quell’Angelo reggino in casacca catanzarese avesse messo la palla dentro la rete con la mano o con una parte del braccio.
In realtà il gol era validissimo e la “maradonesca mano di Dio” era ben lontana dal matare l’Inghilterra.
Una rivalità sportiva che non ha mai cessato di esistere nonostante lo scorrere dei campionati e lo sfogliare delle pagine di storia calcistica.. Batte forte, sempre… il cuore dei tifosi e quello degli antagonisti…nemmanco fosse stato quel “tum …tum” della “promo” tv a vantaggio della Unieruro.
Se ne son resi conto i diecimila quasi spettatori del Ceravolo che hanno assistito alla gara forse più importante della giornata e di tutto il girone di ritorno. La Capolista contro la vice.
A vincere poteva essere la paura che qualcuna delle due contendenti potesse farsi male… Aleggiava il timore del “chi si ferma è perduto”… intrigava e si allungava l’ombra degli inseguitori sui fuggitivi… E invece tutti questi elementi ben mixati nei novanta minuti di gioco ci hanno permesso di assistere ad un incontro piacevole e combattuto, generosamente soprattutto dai padroni di casa.
Anticipiamo anche una verità: non fosse stato per il fuoco del Catanzaro che ci ha messo tutta la “nduja” e il peperoncino possibile e immaginabile, nel girone di ritorno, questa stagione sarebbe stata appannaggio completo dei pugliesi.
Abbiamo però assistito ad un incontro dove la credibilità arbitrale è definitivamente tramontata. È evidente come la classe allevata nell’ultimo quinquennio, almeno per la categoria del campionato di Lega Pro, dai quadri federali sia del tutto scadente e inidonea a dirigere partite di calcio professionistiche e probabilmente pure dilettantistiche.
L’esempio più lampante è possibile individuarlo nella capra di Teramo, il signor (ma è un eufemismo definirlo tale) Feliciani. Autentico emerito direttore di gara incapace che a pochi minuti dal termine (era il 42’) del primo tempo (col Catanzaro in vantaggio per 1 a 0 grazie alla rete di Daniele Fazio) ha regalato un rigore al Bari, servendo su un piatto d’argento l’ennesimo omaggio a chi vuole a tutti i costi che il Bari torni in serie B alle spalle delle società che lottano senza alcun aiutino.
Ci fosse stato un sistema VAR anche in Lega Pro questo “singolo coyote allo stato brado” sarebbe stato smentito. Restano comunque a imperituro ricordo e testimonianza le immagini televisive dove gli stramaledetti soloni della CAN potranno rivedere la perfetta inesistenza degli estremi per assegnare il penalty nelle condizioni dello sviluppo del gioco.
Decisioni arbitrali di questo genere lanciano ombre e sospetti sulla autentica genuinità del campionato e allontanano sia gli sportivi che gli spettatori dal football. Spiace doverlo scrivere ma onestamente non è né il primo e, sicuramente, non sarà nemmeno l’ultimo esempio che siamo costretti a dover stigmatizzare dalle colonne del quotidiano l’Italiano.
L’analisi delle singole partite affrontate dalla società pugliese di proprietà della famiglia De Laurentis (già titolare anche del Napoli in serie A) offre tanti di quegli indizi di colpevolezza e di episodi dubbi da indurre gli spettatori di gridare dalle tribune: “al ladro”, anzi “ai ladri”!.
Quel pareggio raggiunto in maniera rocambolesca e dubbia ha permesso poi al Bari di raddoppiare al primo minuto del secondo tempo con un diabolico tiro di D’Errico e quindi di capovolgere il risultato.
Ecco come una partita iniziata bene e giocata a viso aperto sino all’episodio del rigore inventato dal visionario teramano si trasforma reattivamente offrendo spunti che avrebbero potuto provocare incidenti sugli spalti e fuori dallo stadio.
Al 53’ il fellone nega un plateale fallo di mano in area e grazia ancora la squadra pugliese.
E si va avanti tra tentativi catanzaresi di riagguantare lo svantaggio. Ci provano Vandeputte, Cinelli, Bayeye, Sounas e poi anche Iemmello (appena subentrato grazie al valzer dei cambi dalla panchina al manto verde)”.