Giornale di Sicilia: “Corini, la prima al «Barbera» è un…derby”
“Un amore con tre addii, la peggiore delle rivali, il passato che ritorna. Il cuore calcistico di Eugenio Corini diviso tra Palermo e Chievo, due squadre a cui ha dato tutto e che tutto gli hanno dato. Il destino gli ha regalato il debutto casalingo da tecnico rosanero contro la squadra veneta. E mai sfida stata più da vincere della prossima, perché il Palermo ha toccato il fondo allo stadio «Barbera», con sette batoste di fila e, in coda, un’eliminazione ai rigori dalla Coppa Italia: qualcosa d’impensabile quando Corini era il numero 5 rosanero e aveva la fascia al braccio, il suo Palermo in casa dettava legge e dava lezioni anche alle big del campionato. Altri tempi. Sara inevitabile per il «Genio» riavvolgere il filo e pensare alle sue cinque stagioni clivensi, quando era il regista perfetto (arrivato dal Verona in cambio di Melis) e non solo, anche il capo-branco di lupi affamati, il più fulgido dei «mussi volanti» gialloblù (gli asini volanti). Alle annate magiche con Del Neri in panchina, al feeling con il presidente Campedelli che, almeno pubblicamente, l’ha sempre difeso a spada tratta («Eugenio non ha mai tradito il Chievo e io non sono un pazzo ad affidargli la nostra panchina», disse la prima volta che gli affidò l’incarico di allenatore; «Che dolore mandarlo via. Non credo che Corini tornerà mai, conoscendolo», spiegò dopo l’esonero dell’ottobre 2014), a un gruppo di amici che non ha mai dimenticato, perfino a «Macola», al secolo Rinaldo Danese, storico dirigente accompagnatore del Chievo. La prima Volta, da tecnico, ha lasciato Verona senza scossoni e traumi, consensualmente dopo una salvezza splendida, perché lui e il club non vedevano allo stesso modo il futuro; il secondo addio, uno strappo, arrivò contro la sua volontà, dopo un’altra salvezza (prendendo la squadra a novembre), una firma su un contratto triennale — più che una rarità per le abitudini del Chievo— e un successivo torneo iniziato male, con frequenti cambi di moduli e risultati sconfortanti, cinque sconfitte in sette giornate. Da una parte e dall’altra mai una parola fuori posto, i divorzi al Chievo non sono mai chiassosi (eufemismo, Viste certe uscite di Zamparini sui suoi ex tecnici, anche freschissimi). Era stato ancora più difficile da digerire, per l’ambiente gialloblù, lo stacco dal calciatore e capitano, che aveva guidato una squadra che si trovava a memoria e piegava tante big con un calcio spumeggiante e una freschezza atletica senza pari. Annunciò la partenza per Palermo nel bel mezzo di una tournée in Giappone del Chievo, e per qualche tempo con la sua vecchia famiglia calò il gelo. Con il tempo i rapporti si sono ricomposti e ricostruiti, come probabilmente succederà, lentamente anche in futuro. La «ferita» dell’esonero stata lunga quasi due anni: più che certezze economiche Corini aveva chiesto e ottenuto soprattutto la possibilità di poter programmare, costruire e crescere insieme alla società in cui aveva trovato una famiglia da giocatore e poi da allenatore. Il campo ha deciso altro, ma non ha vendette da consumare, il «Genio», e nemmeno, più dolcemente, rivincite. Guarda solo alla maglia che indossa adesso. Come fece quando, trentatreenne tornato in auge al- l’improvviso, venne in Sicilia, in Serie B, e portò il Palermo, con Guidolin in panchina, prima in A e poi in Europa, cosa in cui nessun altro era riuscito. Per l’allenatore rosanero sarà la prima volta assoluta, in panchina, contro il Chievo, provinciale di ferro, matricola delle matricole, ma forse non più un miracolo italiano, come una decina d’ anni fa, quanto una solidissima e oculata realtà. Da calciatore s’é dovuto abituare, ha fatto il callo alle sfide contro il suo passato, ben sei volte ha affrontato i gialloblù con la maglia del Palermo, battendoli però una sola volta, quando allo stadio «Bentegodi» un suo piatto destro sbucò da una mischia e si trasformò in gol. Era il primo ottobre 2006, sono passati più di dieci anni. Caro Corini, i tifosi del Palermo gradirebbero un bel bis…”. Questo quanto si legge su “Il Giornale di Sicilia”.