Rubrica “La dolce metà di…” Iachini, parla Antonella: «Marito e padre generoso, ma pignolo anche a casa! Vi racconto Beppe fuori dal campo…»
Nuovo appuntamento con la rubrica targata Ilovepalermocalcio.com le cui protagoniste sono le dolci metà dei campioni rosanero. Questa volta non scendiamo in campo, ma ci soffermiamo in panchina. La protagonista infatti è Antonella, moglie del tecnico del Palermo Giuseppe Iachini, condottiero e determinato tanto in campo quanto tra le mura di casa.Ecco le parole della Sig.ra Iachini in esclusiva ai nostri microfoni.
La giornata non proprio primaverile cambia i nostri piani, originariamente dovevamo incontrarci in riva al mare, ma ci diamo comunque appuntamento in un bar di Mondello. Con un pizzico di emozione in più rispetto al solito (avremo di fronte proprio la consorte del mister dei record!) giungiamo all’appuntamento, consapevoli che non sarà un’intervista “classica”. Non appena arriva, forse si rende conto del piccolo imbarazzo e ci mette subito a nostro agio. Tra una chiacchierata e l’altra, iniziamo l’intervista.
Domanda di rito: come ha conosciuto mister Beppe?
«Siamo sposati da 29 anni, ma ci conosciamo da ben 31. Ci siamo incontrati la prima volta che eravamo molto piccoli, considera che lui giocava nella Primavera dell’Ascoli allora. Insomma, avevamo qualche amico in comune, ci siamo conosciuti ed è scoccata la scintilla».
Anche questa domanda è d’obbligo: fuori dagli allenamenti e dagli schemi tattici, che tipo è Giuseppe Iachini?
«E’ una persona buona e generosa, un marito quasi perfetto. Dico quasi perché è un testone tanto in campo, quanto lo è a casa (ride, ndr). Un risvolto caratteriale che riveste anche da marito e da padre, terribilmente pignolo, vuole che sia sempre tutto perfetto. Sicuramente è però un bravissimo padre».
Alcuni ex compagni di Iachini hanno dichiarato che era il classico calciatore che andava a dormire con il pallone sotto il cuscino. Lo fa ancora oggi?
«Assolutamente sì, confermo. Sicuramente quando è in casa dedica la maggior parte del tempo alla famiglia, ma si ritaglia anche alcuni spazi per il lavoro. Fare l’allenatore non è come essere giocatore, perché quando scendi in campo il lavoro è solo pratico, mentre per lui è anche teorico. Deve gestire tanti ragazzi, come se fosse “un’azienda umana”. Quindi sì, anche quando è a casa prepara gli allenamenti, se gli viene qualcosa in mente se la appunta, è normale».
Questa cosa la fa arrabbiare?
«No, ci sono abituata. L’ho lasciato sempre molto tranquillo sotto questo aspetto. Ora non mi pesa più questa cosa, all’inizio forse un po’, ma poi con gli anni mi sono abituata».
Altra domanda d’obbligo: porta il cappellino anche in casa?
«No, a casa lo deve togliere (ride, ndr)! Ormai è diventata una cosa che fa parte di lui, anche perché lo porta per esigenza. Avendo gli occhi chiari, cerca il più possibile di proteggerli dalla luce forte, ma non lo vedrete mai con gli occhiali da sole come molti suoi colleghi. In tanti mi fanno notare che lo porta anche quando non c’è il sole, però ormai è una cosa che fa parte di sé. E poi è anche diventata una moda, vedo che anche altri colleghi adesso portano il cappellino in panchina. Ha lanciato la moda del cappellino… (ride, ndr)».
A bruciapelo: un pregio ed un difetto del mister…
«Difetto sicuramente la testardaggine. Pregio, come accennavo, la sua grande generosità».
Parliamo dei vostri tre figli, Samuel, Jari e Kevin: chi dei tre somiglia di più al padre, caratterialmente parlando?
«Caratterialmente il secondo, Jari. Ma non proprio sotto tutti gli aspetti, perché se per esempio avesse avuto un po’ più di testardaggine come suo padre, avrebbe sfondato anche lui nel mondo del pallone. Sia lui che il terzo giocano anche a calcio. Sono arrivati entrambi a giocare in serie D, ora fanno parte di una società di Promozione vicino ad Ascoli. Ad entrambi è mancata un po’ la testardaggine di Beppe…».
Com’è essere l’unica donna di casa?
«Eh, molti pensano sia come una regina. Ma no, guai se non ci fossi. Con i miei figli ho un bellissimo rapporto, sono molto legata a loro. Sono l’unica a dover pensare a tutto, forse proprio perché sono l’unica donna. Tutti sono abituati a non fare molto senza di me, ma forse li ho abituati male io (ride, ndr)».
Apriamo una parentesi calcistica: Iachini è l’allenatore del Palermo da quasi due anni ormai e (facendo i dovuti scongiuri) sta addirittura finendo una stagione intera. Con uno come Zamparini non è una cosa che accade spesso, lei come se lo spiega?
«Il carattere di mio marito ha influito molto in questo. Perché è uno molto deciso, va avanti per la sua strada, molto sicuro di sé e questo credo che per il presidente sia stato un punto a suo favore. In questo giova anche il fatto che si conoscono da moltissimi anni, perché hanno vinto un campionato insieme a Venezia ed è stato un suo giocatore per molto tempo. Poi è stato proprio Zamparini a volerlo vedere a tutti i costi come allenatore».
Ah si?
«Si, a Piacenza Beppe stava per prendere il patentino per allenare, all’epoca aiutava Novellino facendo il secondo. Zamparini si impuntò e a Venezia dopo l’esonero di Prandelli, lo volle a tutti i costi sulla panchina per finire la stagione. Quindi sono molto legati. C’è anche da dire che i risultati hanno fatto la differenza, poi gli scontri ci sono sempre è normale. Hanno entrambi due caratteri importanti, quindi faranno scintille e secondo me fanno a gara a chi alza di più la voce (ride, ndr). Però per il presidente sapere che ha in panchina uno di carattere, sicuro di sé, è una cosa importante».
Siete tornati a Palermo dopo 20 anni circa, cosa avete trovato di diverso rispetto a quel periodo?
«Innanzitutto ho degli amici qui che mantengo ormai da più di vent’anni appunto, siamo coetanei e non ci siamo mai persi di vista. Spesso sono anche tornata a Palermo, anche quando Beppe non allenava qui e adesso ci siamo ritrovati. Quindi tornare a Palermo per noi è stata una grande gioia. Per quanto riguarda la città si qualcosa è sicuramente cambiato rispetto a 21 anni fa…».
Tipo?
«Noi siamo venuti qua praticamente subito dopo le stragi di Capaci e non solo, quindi in ogni vicolo, in ogni strada, qui vedevi posti di blocco, guardie con i fucili e con i mitra. Sai, tu uscivi con i bambini e non era proprio il massimo. Quindi in questo sicuramente c’è stato un grande cambiamento, è diventata una città più vivibile e anche più pulita. L’ho trovata proprio migliorata!».
Cosa le piace maggiormente di Palermo?
«Mi piace tutto della città, sinceramente per me non sarebbe un problema decidere di venirci a vivere anche in futuro. Ho avuto la fortuna di andare in città molto belle e non mi è mai capitato di trovarmi male. Poi a Palermo sono legata, vuoi perché c’è questa amicizia che mi lega in modo particolare, ma ci piace tutto. Per non parlare della cucina…».
Ecco, a proposito di cucina palermitana… Piatto preferito?
«Io sono, non golosa, di più. A me piace molto la pasta al forno e le arancine, infatti le mangerò stasera (ride, ndr). Anche a Beppe piacciono molto ma al burro, non con la carne!».
Cosa vi piace fare nel tempo libero?
«Fare delle belle passeggiate quando c’è bel tempo qui a Mondello e appena posso non perdo occasione di godermi questo bel mare».
Il mister è molto apprezzato dai tifosi, c’è qualcosa che vuole dire loro?
«Come pubblico, i tifosi rosanero sono tra i più calorosi. A me piacerebbe, così come anche a Beppe, vederli un po’ di più allo stadio. Perché il pubblico di Palermo può fare sempre la differenza, è il classico dodicesimo uomo in campo e questo si avverte molto, sia dagli spalti che sul terreno di gioco. So che mio marito è molto apprezzato da loro, ovunque lui sia andato ha sempre lasciato buoni ricordi perché probabilmente il tifoso riconosce il lavoro e di questo ne siamo molto contenti».
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